tagua
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Con il nome indigeno di TAGUA viene indicata una palma la Phytelephas aequatorialis (fam. Arecaceae), che può raggiungere i 20-25 m, con foglie lunghe fino a 6 m. La pianta è dioica. L'infiorescenza maschile è un pennacchio giallo lungo fino a 3 m, con profumo di anice. L'infruttescenza è una struttura globosa, irta di spine, che può pesare da 5 a 20 kg. Il frutto, quando è fresco, è tenero e viene usato dai nativi come si fa con le noci di cocco, di cui ha il sapore. Quando invecchia diventa durissimo, bianco e compatto, del tutto identico all'avorio animale. L'uso tradizionale della TAGUA è la fabbricazione dei bottoni, che risale al secolo scorso, mentre solo da 20 anni circa è cominciata la produzione artistica. Gli ecuadoriani, infatti, sono particolarmente dotati in fatto di arte: hanno per la pittura, scultura e musica un naturale talento. Nella lavorazione dell'avorio vegetale sono coinvolte famiglie e piccole cooperative di artigiani che lavorano con una sega di metallo, una mola smeriglio, un trapano, cartavetro e qualche lima. Il lavoro in comune unisce le famiglie, stimola la cooperazione e rinsalda i vincoli familiari. Le abili mani degli artigiani realizzano una quantità incredibile di monili e di bellissime riproduzioni in miniatura di animali domestici (cani, gatti, maialini, oche, ecc.) ma soprattutto di animali della spettacolare fauna dell'Ecuador (tucani, tapiri, tartarughe, bradipi, scimmie, foche, delfini, rane, gufi, civette, ecc.). Il valore del loro lavoro è ancor più apprezzabile se si considera che i manufatti vengono realizzati a partire da una sostanza vegetale rinnovabile, che non comporta il sacrificio di alcun essere vivente, come purtroppo avviene con l'avorio animale. |
Chiamata
anche "Corozo o
Avorio vegetale", la Tagua è un albero della regione umida
tropicale e subtropicale dell'Ecuador.
E' considerata una "risorsa sostenibile", cioè che non si esaurisce nonostante
il continuo utilizzo.
Questa caratteristica è molto importante perchè permette di evitare la
distruzione della foresta ecuadoriana.
Appartiene alla famiglia delle ciclantaee e assomiglia morfologicamente alle
palme anche se botanicamente non lo è. Il suo nome scientifico è " Phylitephas
Aecuatoriales" macrocarpa o microcarpa a seconda del caso. Nella classificazione
filogenetica di Engler adottata nel mondo intero, la Tagua si classifica
sistematicamente secondo le seguenti categorie:
Divisione XIII Embriofiti sifonogameti Mocotiledoni
Ordine: ciclantali
Genere: PHYTELEPHAS che proviene dal greco PHYTON = Pianta
ELEPHAS = Avorio, cioè pianta di avorio vegetale.
La
pianta
elefante, amica dei pachidermi |
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Pensando
agli elefanti, visti più volte nei documentari in televisione, non
possiamo non ricordarci della questione cruciale dell'avorio, prezioso
materiale ottenuto dalle zanne dei pachidermi. Negli anni scorsi, la
ricerca di avorio portò sull'orlo dell'estinzione gli elefanti,
soprattutto quelli africani. Il rimedio fu la messa al bando del
commercio di questo materiale ed oggi, sebbene casi di bracconaggio e
commercio illegale si registrino ancora, le cose sono decisamente
migliorate. Gli elefanti odierni vivono nella fascia tropicale dei
continenti asiatico e africano. Antichi progenitori vissero anche in
Europa, come ci dimostrano i resti fossili di elefanti nani che vivevano
nelle isole che successivamente si sarebbero unite a formare la nostra
penisola.
Un altro tipo di avorio, di origine vegetale, proviene invece dal continente americano. È quello ricavato dal frutto di una palma, Phytelephas aequatorialis. Il nome del genere significa, non a caso, "Pianta elefante", ma gli indigeni, che non conoscevano gli elefanti, la chiamano "Tagua" o "Yarina". Il sinonimo Phytelephas macrocarpa si riferisce al grosso frutto, il più grande fra le specie del genere. Il genere Phytelephas appartiene alla famiglia delle Arecaceae (monocotiledoni), comprendente tutte le palme, ed è diffuso nella parte occidentale della regione amazzonica, in Ecuador, Perù e Colombia. |
L'aspetto di Phytelephas macrocarpa |
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Phytelephas macrocarpa
ha fusto strisciante e infine brevemente ascendente, portante all'apice
un ciuffo di foglie pennate lunghe fino a 6 m. È dioica, ovvero fiori
maschili e femminili sono portati da piante separate. Essi sono disposti
in infiorescenze, allungate quelle maschili e compatte e globose quelle
femminili. Da queste ultime si origineranno infruttescenze composte da
drupe (frutti con epicarpo e mesocarpo carnoso e endocarpo legnoso) con
diversi semi grandi fino a 5 cm il cui endosperma (tessuto che serve da
nutrimento all'embrione) è dapprima liquido, poi gelatinoso ed infine
indurisce assumendo consistenza e colore dell'avorio.
Esso viene dunque dapprima bevuto o mangiato (il sapore ricorda
quello del cocco), mentre quando è duro viene adoperato come materiale
pregiato per farne bottoni o intagliato per creare oggetti artistici
come ciondoli,
collane, pezzi per scacchiere. L'endosperma è rivestito
esternamente da uno strato più scuro, sapientemente sfruttato per creare
contrasti con l'interno bianco e lucido. In Ecuador, le popolazioni locali sono impiegate nella lavorazione dell'avorio vegetale che, oltre a salvare la "pelle" degli elefanti, costituisce una risorsa economica e rinnovabile. Lo sfruttamento della palma per questo scopo implica la conservazione della foresta in cui tale pianta vive. |
Collane ed altri oggetti ottenuti dal tagua |
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Altri "elefanti vegetali"L'avorio vegetale non è esclusivo del Sud America. Un'altra palma, Hyphaene thebaica, produce frutti con le stesse caratteristiche, usati per fabbricare bottoni. Essa vive in aree secche, quasi desertiche del continente Africano. Ha il fusto caratteristicamente dicotomico, fatto eccezionale nella famiglia delle palme. Il genere Hyphaene comprende una decina di specie, tutte a distribuzione africana. Originario delle isole del pacifico è invece il genere Metroxylon; altri generi di palme oltre a quelli citati comprendono specie che producono semi utilizzati allo stesso modo di quelli di Phytelephas, che tuttavia rimane quello maggiormente utilizzato e più idoneo allo scopo. |
Una delle specie del genere Hyphaene |
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I nostri "elefantini"Nei nostri boschi, specialmente in quelli asciutti, può capitare di imbattersi in una pianta che porta degli strani frutti bianchi, duri e lucidi come l'avorio. Anzi, duri come la pietra, tanto che i botanici le hanno dato il nome di Lithospermum cioè "semi di pietra". Oggi il nome è stato cambiato e sui testi è indicata come Buglossoides purpurocaerulea, pianta erbacea della famiglia delle Boraginaceae. L'epiteto specifico sottolinea una caratteristica di molte specie di questa famiglia, i cui fiori virano dal rosso all'azzurro con l'avanzare della fioritura. I frutti, di dimensioni ridotte (4-5 mm) sono molto duri e per il loro aspetto perlaceo la pianta è comunemente chiamata "erba perla". |
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Riferimenti bibliografici |
Pianta Elefante, Phytelephas macrocarpa. Nella foto un esemplare
femminile con le grandi infruttescenze alla base del ciuffo di foglie.
Fonte: http://waynesword.palomar.edu/pljan99.htm |
Collane ed altri oggetti ottenuti dal tagua
(Phytelephas macrocarpa).
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Il genere Hyphaene ha, caso raro nelle palme, fusto ramificato
dicotomicamente. Distribuito nel continente africano, è anch'esso fonte
di avorio vegetale. Fonte: http://www.pacsoa.org.au/palms/Hyphaene |
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